VIRGINIA SCACCABAROZZI
DIARIO AL TEMPO DELLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS
Nel giardino antistante la mia casetta ci sono due alberi importanti: una magnolia ( della specie sempreverde che fa dei fiori, pochi, profumatissimi) e un cedro. Abbiamo notato che sui rami più alti, passeri e tortore nidificano. Ce ne accorgiamo quando il giardiniere viene a potare gli alberi (un anno sì e uno no) in autunno. Trova sempre un nido vuoto e ce lo porge. Noi consideriamo di buon auspicio la presenza di un nido su un nostro albero. E ’la vita che si rinnova ogni primavera!
Ci sono anche due gazze che vengono a visitare il nostro giardino. Le riconosci subito: nere, coda lunga con una striscia bianca ( probabilmente due maschi, bellissimi esemplari di gazza ladra). Queste non nidificano da noi, ma puoi vederle saltare da un ramo all’altro degli alberi.
Una settimana fa abbiamo notato che una coppia di tortorelle aveva nidificato sulla parte alta della magnolia. Vedevi il maschio fare la spola avanti e indietro mentre la femmina era intenta alla cova. Quest’ultima la potevi vedere ogni tanto beccare i pochi sassolini rimasti ai piedi del tronco.
Una mattina abbiamo sentito un trambusto notevole in cima alla magnolia. Non capivo cosa stava succedendosubito ho individuato le due gazze che se la prendevano con la tortorella. Infatti lei se ne volava frenetica e disperata da un ramo all’altro, si muoveva intorno, disorientata e disperata come se cercasse qualcosa. Poi le due gazze se ne erano andate.
Il compagno sembrava scomparso. Per due giorni la povera tortorella si comportò allo stesso modo: zampettava desolata ai piedi dell’albero, beccava qualcosa dal terreno, era depressa, triste. Subito ho capito: le gazze le avevano sottratto le uova!
Mi faceva pena col suo tubare fievole e ripetitivoLe ho persino portato del riso cotto. Altri semini non ne avevo
Povera tortorella, abbandonata dal compagno, privata delle sue uova se ne stava malinconica e si muoveva a piccoli saltelli. Io la guardavo e mi ero ripromessa per il mattino seguente di acquistare una casetta per uccellini. (Non so come avrei potuto visto che i vivai erano chiusi )
La mattina seguente ho individuato subito le gazze. Stavolta erano tre: volteggiavano sulla magnolia forse in cerca di altre uova tre maschi in cerca di cibocerto questa volta non l’hanno trovato. Brutta razza le gazze ladre!!!!
Ho cercato la tortorella: niente , neanche l’ombra.
Chissà che fine ha fatto, se ha trovato un nuovo compagno, se si è riavuta
Stamattina mi è arrivata la risposta. Due tortorelle si sono posate sul cespuglio di fronte al garage. Una era la "mia" tortorella, ne sono sicura. Mi sembrava che mi volesse dire: - Per me questo giardino non è più sicuro, sono andata altrove stai tranquilla, è tutto ok..
Io che da due qualche giorno odiavo le gazze mi sono riappacificata con loro.
E’ la legge della natura e della sopravvivenza.
Ce l’ha fatta la "mia" tortorella, ora riesco a guardare con occhio benevolo le gazze
DIARIO DI UN GIORNO DI QUARANTENA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Sono contenta che i miei vicini siano stati d’accordo di cambiare la rete di recinzione che separa i nostri due giardini, così Kira non passerà sotto la rete e non ce la ritroveremo in giardino la sera tardi, quando andiamo a chiudere il cancello.
Kira, Aska e Kolin sono i cani di Simona e Davide, i nostri vicini. La più "vivace" è Kira. Simona mi ha raccontato che era una cagna randagia. L’hanno trovata due anni fa sulle spiagge dell’agrigentino durante una vacanza in Sicilia. Vagava sola e sconsolata e, da subito, ha adottato con aria dimessa e fiduciosa la loro famiglia. Tra i tre figli, Samuele, Carolina e Angelica, ha legato subito con quest’ultima. Così a fine vacanza l’auto è tornata a casa con un passeggero in più ( per fortuna avevano la familiare sei posti).
Kira si è adattata subito, scaltra, a volte remissiva a volte ribelle, gira in giardino negli orari a lei consentiti e, se viene tra la rete di recinzione e la siepe "saluta" noi vicini a volte positivamente, a volte con aggressività. Scaltra e abituata alla sopravvivenza, non solo ogni tanto scavalca il suo recinto di legno in cui c’è la zona cani, per poter usufruire di tutto lo spazio grande del giardino, ma ha imparato a manipolare con muso e zampa il marchingegno del cancelletto d’ingresso riuscendo sempre ad aprirlo. Così esce ( cerca di ritrovare la sua libertà, senza collare?). Ogni tanto si vede Davide che gira tra le case per recuperarla.
Una sera avevamo chiuso il nostro cancello sul tardi, saranno state le nove. Di notte ero stata svegliata dall’abbaiare dei cani, non capivo cosa fosse accaduto. Dopo l’abbaiare c’è stato un prolungato flebile guaire. Avevo guardato l’ora : le quattro. Non ci era passato minimamente, neanche per l’anticamera del cervello, l’idea di scendere a vedere. Non era cosa. Con l’allarme inserito poi non era neanche il caso di affacciarsi alle finestre o al balcone.
Al mattino mi ero ormai scordata dell’accaduto. Sento al di là della recinzione la voce di Simona che chiama il cane : - Kira, Kira dove sei?
Stiamo facendo colazione e ci ripromettiamo di verificare l’accaduto. In giardino, dalla finestra della cucina, sembra tutto tranquillo.
Poco dopo arriva Davide. – Scusate, ci deve essere il nostro cane col collare impigliato nelle maglie della rete, posso entrare?
- Certo! - Noi non vediamo il lato recinzione a Ovest dove c’è il giardino di Giancarlo e dove da tempo c’è un’apertura tra le maglie della rete. La visione di questa parte del confine, a noi che siamo in casa, è limitata dalla costruzione che fa da garage nel mezzo del giardino..
Davide entra. La visuale di ciò che sta facendo ci è occultata dalla costruzione. Guardiamo fuori ogni tanto chiedendoci perché un padrone ci metta tanto a recuperare un cane entrato nel giardino dei vicini. Torna dopo un buon quarto d’ora con Kira trascinata per il collare.
Ecco cos’era accaduto.
La sera Kira aveva aperto il cancelletto, era venuta nel nostro giardino attraverso il nostro cancello ancora aperto, era finita attraverso l’apertura della recinzione a Ovest nel giardino di Giancarlo, un altro vicino. Ha gironzolato tutta notte e verso le quattro voleva rientrare nel nostro giardino. Purtroppo, durante le contorsioni per il rientro, una maglia del suo collare a catena si è impigliata nelle parti aperte della rete. E’ stata là diverse ore, per lo meno dalle quattro di mattina
Davide si scusa. Kira è provata, ma scodinzola muta e fiduciosa.
Approfitto della situazione:
- Davide, l’anno prossimo la siepe la decapitiamo di cinquanta centimetri? Il nostro orto sai? Pensa al prezzemoloe anche al lattughinoc’è bisogno di sole
Davide promette: - Tranquilla, lo dirò a mio suocero. Fidati!
Io per fidarmi potrei anche fidarmi, ma queste sono promesse da.coronavirus!
DIARIO DI UN GIORNO IN QUARANTENA PER CORONAVIRUS
Mercoledì 25 marzo 2020
Siamo tornate insieme da qualche anno, io e mia sorella Giovanna. Abitiamo , noi due, nella casa di famiglia , una villetta a due piani con un fazzoletto di terra davanti: metà messo a giardino coi fiori, metà a orto.
Settantenni, siamo ancora molto impegnate. Io, insegnate della scuola primaria, fino a qualche settimana fa ho supportato in attività curriculari le ex colleghe, ho dato una mano ai ragazzi rom a scuola, faccio parte della Corale parrocchiale. Giovanna, impiegata dà una mano al CAV, sa fare lavori a maglia. I nipoti ci vengono a trovare saltuariamente, ma non ora. Siamo in quarantena per la pandemia da coronavirus.
Oggi ci siamo alzate alle sette. Tolto l’allarme ho aperto le finestre. Thè con la crostata alla marmellata di ciliegie che ho fatto ieri.
Riprendo il lavoro a maglia e osservo il postik: alle 12 collegarsi col Vaticano. Papa Francesco invita tutti i cristiani a pregare per l’Italia in emergenza sanitaria.
Giovanna stira. Il nostro lavoro è interrotto da frequenti messaggi e whatsupp è un modo di comunicare con chi ci è amico o con chi ci vuole bene.
Stamattina l’interesse e la discussione è stata provocata da uno dei video che girano su whatsupp e che ventila l’ipotesi che il virus COVID19 sia stato fabbricato negli USA, disperso poi in Cina fino a provocare la nota pandemia che mette in ginocchio i sistemi sanitari del pianeta. Certo è verosimile che un virus possa essere costruito in laboratorio Il dubbio può venire. Ma la verità non la sapremo mai. Chi avrà il coraggio dii ricercarla? Chi ne avrebbe mezzi efficaci, inconfutabili?
Abbiamo ammesso che noi due non disponiamo di materiali informativi per confutare seriamente queste informazioni. Il dubbio è legittimo. Non è una cosa impossibile da fare, tutt’altro. Possiamo affermare che determinate " agenzie" in tutto il mondo, abbiano raggiunto livelli di ricerca che noi neanche immaginiamo e possano fare e abbiano fatto cose che non sapremo mai.
Da qui a dire che gli USA sono responsabili del contagio, a noi pare un po’ grossa. Sarebbero così stupidi? Ad oggi l’America è messa molto male col contagioDubitiamo fortemente che abbia provocato la diffusione di un virus che poi non si è in grado di determinare dove va e quando si fermerà.
Si tratta di una guerra batteriologica? E’ uno scenario che ci spaventa ed è possibile. Pensiamo che la guerra batteriologica sia oggi quello che è stata la guerra fredda nei decenni trascorsi. A livello di servizi segreti, anche degli stati più piccoli e scalcagnati, queste cose si sanno benissimo.
Ma sono cose che passano sopra le nostre teste
Per fortuna è quasi mezzogiorno e il PATER NOSTER per l’Italia CON PAPA Francesco in diretta dalla Biblioteca Apostolica, ci distoglie dalle nostre elucubrazioni sociopolitiche.
Mah! Ai posteri l’ardua sentenza!!!
Noi due che, prima ci parlavamo relativamente poco, per gli impegni di ciascuna, ora siamo più pronte al dialogo. Ho riscoperto una sorella con cui è piacevole conversare. Commentiamo insieme le notizie. Ognuna dice il suo parere e mi accorgo che, in certe cose, lei è più saggia di me. Io mi credo sapiente (ho studiato più di lei: dopo le superiori preso la laurea), ma lei è più saggia: sa dire la parola giusta al momento giusto.
Virginia