RSA SAN GIUSEPPE, VIMERCATE
RSA SAN GIUSEPPE RUGINELLO DI VIMERCATE
UNA GIORNATA PER LA BELLEZZA RESTA


Il Dolore
Inizialmente nessuno di noi si aspettava una cosa di così grande portata. Oggi contiamo le bare ripensando a quando ci dicevano che era solo un’influenza.. Invece i morti hanno continuato ad aumentare..Insieme al dolore. Ogni nuovo bollettino diventava una lama che perforava i nostri cuori. Ci dicevano che morivano di Coronavirus solo persone con patologie pregresse eppure sono finite le lacrime quando abbiamo visto l’esercito trasportare decine di feretri fuori dalla regione, perché nei cimiteri non c’era più posto.. E’ come un brutto incubo che riporta alla mente i ricordi della guerra, quelli che di solito leggi nei libri o vedi nei documentari: 25 funerali al giorno, 300 morti in due settimane, uno ogni mezz’ora. Non sono numeri, né semplicemente persone con patologie pregresse , ma sono mamme, papà, zii, nonni, che sono andati in ospedale e non sono più tornati, ma soprattutto hanno affrontato questa battaglia e sono morti soliQuando poi questo nemico si è silenziosamente infiltrato nella nostra RSA è iniziato a cambiare profondamente il nostro modo di vedere le cose e di vivere. È cambiato l’approccio con le persone, i colleghi e gli ospiti.. Inizialmente è stata dura, c’era molto smarrimento tra noi, molta incertezza; a volte non sapevo come rispondere a chi mi chiedeva: "Perché porti la mascherina?". Nessuno si è mai arreso, c’era bisogno di noi, ora più che mai. ..Tutto il personale si è impegnato.. man mano che aumentavano le nostre coperture ci siamo scritti il nome addosso così potevano sempre identificarci.. Abbiamo avuto i nostri momenti di crollo, io stesso ne ho avuti, soprattutto di fronte a richieste di aiuto al quale non potevamo rispondere, di fronte a lacrime che potevi asciugare solo con una carezza.. E’ il lato oscuro del nostro lavoro, sul quale non si impara mai abbastanza.. Purtroppo molti di noi, me compreso si sono ritrovati a dover fronteggiare personalmente questo terribile nemico.. spaventa molto, ci vuole tanta pazienza e soprattutto calma.. E’stato un periodo di incertezza.. ma ho continuato a pensare che il mio posto non era a casa, ma lì in trincea, coi miei colleghi a dare assistenza a chi ne aveva bisogno..
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Esserci, pronti a trovare ciò che mai si è pensato di cercare.. Essere accanto a qualcuno che sta morendo.. Che fatica lasciare quegli occhi, che forse vedono cose che io non vedo, che a un tratto si fanno vivi e si fissano nei miei implorando.. Che fatica lasciare quella mano che si aggrappa alla mia, che mi cerca.. Un volto, una sofferenza nuova e sconosciuta, ma sempre una dignità antica..Cercare in un viso una storia, una vita, tracce di memoria, schegge di uno ieri che oggi è lontanissimoSento il dolore come una lapidazione di un sogno
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
LIFE LESSON

La foglia mentre
cade dall’Albero
in quell’attimo, fuggente
dà un bacio al fiore
prima di fondersi
con la terra.

Caro Enrico,
lunedì guardo al cielo
vedo una nuvola,
mi ricordo di te.
Martedì guardo al cielo
vedo i fulmini,
mi ricordo di te.
Mercoledì guardo al cielo
sento i tuoni,
mi ricordo di te.
Giovedì guardo al cielo
vedo la pioggia,
mi ricordo di te.
Venerdì guardo al cielo
vedo il temporale,
mi ricordo di te.
Sabato guardo al cielo,
vedo la calma

aspetto il sole
mi ricordo di te.
Domenica guardo al cielo
brilla una stella,
Io, mi ricordo di te.
Tutti i sette giorni, dappertutto
in questa Casa, nella mia casa,
Ci sei.

Caro Enrico,
è un grande dono di Dio
avere avuto la fiducia della tua Persona
e di sapere
che se io
busso alla tua porta
mi apri,
senza guardare il tempo,
senza guardare
le stagioni.

Al tempo del Covid-19 ho scoperto che il dolore è molto di più di una semplice disperazione. Il dolore contiene molte cose: felicità, empatia, comunanza, tristezza, rabbia, gioia, perdono, combattività, gratitudine e persino un po’ di pace.

Speranza
Con le labbra bardate
Il sorriso non si può vedere.
Occhi
Occhi tristi, occhi preoccupati, occhi soli.
Un sorriso celato dietro la battaglia.
Sguardi tra due schermi:
Schermo freddo. Il tempo che scorre sulla pelle,
la vittoria di tante battaglie,
di una vita sul palmo della mano.
Poi arriva sempre l’arcobaleno:
andrà tutto bene!
Il coronavirus è arrivato e
Nelle nostre vite tanto dolore ha portato
Il dolore della perdita di persone care
La paura di non essere all’altezza di fare,
L’amaro della sconfitta
E l’animo che si sente afflitto.
Ma questa situazione ci ha aperto nuovi orizzonti
Ci ha insegnato ad ammirare di nuovo i tramonti.
Ci ha ricordato che la vita è importante
E va amata e protetta in ogni istante
I nostri ospiti ce lo hanno insegnato
Nella vita capita spesso l’imprevisto inaspettato.
A noi non resta che rimboccarci le mani
E guardare in faccia con speranza al nostro domani,
nella certezza che Dio ci è vicino
e ci guida sempre nel nostro cammino.
"Il bene si fa in silenzio, tutto il resto è palcoscenico!". Non capirò mai quello che davvero è successo; troppe opinioni, troppe notizie..un frastuono fastidioso.. ma quello che so di certo è che qui abbiamo sempre voluto perseguire il BENE dei nostri ospiti, dei familiari e di noi tutti. In silenzio, lavorando insieme, solo per il BENE!!...

Oggi, mi sento di dire, che sono fortunata.
Fortunata per avere avuto, in una situazione mai vissuta prima come quella appena trascorsa, un gruppo che si è preoccupato non solo per gli ospiti ma anche per il personale. Voglio ringraziare i consiglieri, la nostra presidente, il nostro direttore, la nostra coordinatrice e la dottoressa responsabile. Un ringraziamento grande anche a tutti i colleghi.
Di fronte a questo nemico invisibile, alla grande paura di contagiarsi, all’incertezza, ha prevalso il grande amore per i nostri ospiti. Vorrei ringraziare il gruppo che ci ha coordinati perché ha saputo gestire senza avere in mano nessuna guida e nessun manuale d’istruzione, una situazione inedita, senza mai aver vissuto un’esperienza del genere.
Mi sono sentita come quando arriva un terremoto e vuoi salvare quello che è tuo: tutti abbiamo dato una mano e aiutato nel nostro piccolo per poter fare il possibile per aiutare. Molti di noi operatori vengono da Paesi lontani, nella nostra vita abbiamo dovuto spesso arrangiarci con quello che abbiamo, e anche in questa situazione abbiamo fatto quello che si poteva con ciò che si aveva. Tutti gli operatori hanno cercato di dare coraggio ai colleghi.
In quest’esperienza ho sentito forti i valori della mia educazione: l’amore, il rispetto e il senso del dovere. Mi sono tenuta salda questi miei valori in una situazione che annullava le differenze, che mostrava come la morte ti porta via, senza discriminazione, povero o ricco che sei. L’unica cosa che conta è l’amore. E quest’amore che ci ha uniti mi auguro vada avanti e ci faccia sentire a casa nostra, perché è a casa propria che ognuno desidera dare il meglio di sé, con gli strumenti che ha.
Ringrazio di cuore tutti.

E così in queste difficili giornate, trascorse per me lontana dalle consuete attività, tutti abbiamo imparato a usare ripetutamente, e non on solo verso il personale sanitario, la parola "gratitudine", che comprende una nuova attenzione verso quello che accade, per osservare e apprezzare, per riscoprire la necessità dell’ALTRO, una dimensione sociale che diventa ragione di vita. E GRAZIE sia oggi la parola che accompagna il ricordo, la nostalgia, la fiducia
Ogni mattina dal mio armadietto fa capolino un coniglietto di carta argentata e mi porge il suo saluto, il primo della giornata, come facevi tu, al tuo comparire in palestra.. Mi hai fatto questo regalo, fatto dalle tue grandi e vissute mani.. Mi hai anche donato il tuo ultimo abbraccio, non virtuale.. Mi hai stretto al petto dicendomi "Grazie".. Ora sono io che ti abbraccio con il mio pensiero e ti dico "Grazie" dal più profondo del mio cuore..
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Se penso al tempo di queste settimane mi sembra a volte quasi come un’unica intensa giornata, iniziata il 7 marzo, di cui ora si intravede il tramonto, uno di quelli caldi, rossi, sullo sfondo di un cielo di nuvole che sta andando via e insieme rimane il senso della stanchezza e del coraggio, quell’emozione che ci fa essere grati e crea SPERANZA di nuove attese, nuove albe


Un Nuovo Inizio
Una nostra operatrice ha perso un suo caro durante questa pandemia: impossibilitata a stargli vicino, si è dedicata senza mai saltare un giorno di lavoro ai nostri ospiti, motivando la sua presenza con questa frase: "Sono qui e cerco di dare il megliocome se fossero i miei cari. Quello che faccio per loro, qualcun altro l’avrà fatto per il mio caro". Una testimonianza di grande umanità.

OHANA significa FAMIGLIA,
Famiglia significa
Che nessuno viene
Abbandonato
O dimenticato

..Quando ti dicono che il nostro non è un mestiere adatto a tutti è proprio vero.. Correva l’anno 2016 quando tutti insieme abbiamo gridato"Lo Giuro"con le parole:" Nel momento di essere ammesso come membro dell’equipe sociosanitaria, e consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro solennemente di consacrare la mia vita al servizio dell’umanità.." Oggi, nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria globale, penso di aver fatto una giusta scelta.. Ci chiamano "eroi" ma siamo gente comune, con sentimenti, che si emoziona e che si immedesima in chi sta assistendo e ce la mette tutta per portare a termine ogni giorno la sua missione Abbiamo continuato a restare vicini, come in famiglia..Così è stato, nessuno è rimasto solo e insieme siamo tornati a lottare più forti di prima..Oggi cerchiamo di tornare a una normalità che si fatica a vedere le decisioni sono tante e difficili da prendere.. L’opinione di tutti è importante per migliorare e non fare gli stessi errori. Insieme siamo tutti più forti: mascherine, camici, guanti e visiere non fermano la grande famiglia del San Giuseppe.. Siamo pronti a superare questa sfida e le altre che si presenteranno.. Siamo qui per i nostri ospiti e per quelli che verranno
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La nostra Casa è sempre stata piena di vita, di persone, di via vai.. Ospiti che chiamano, personale che corre, famigliari che incrociano gli sguardiNei nuclei persone che ti chiamano, che richiedono attenzioni.. Risate e musiche.. Ora spesso è il silenzio che la fa da padrone, misto a paura, tristezza, fatica.. Domande che nascono dal cuore, a cui non hai risposte..E gli sguardi dei nostri ospiti che ti chiedono come mai da giorni non vedono i loro cari.. glielo spieghi e lo rispieghiE la vita è cambiata in pochissimi giorni.. ti ritrovi smarrita, incredula e con te il tuo paese, la tua regione, il tuo stato..Ti domandi che soffio è la vita, che forse abbiamo dato troppe cose per scontate.. E ora? Qui mancano i famigliari.. i nostri volontari..mancano i sacerdoti e i sacramenti.. C’è la necessità di cambiare lo sguardo su se stessi e sugli altri.. Cambiare lo sguardo, diventare umili, unire le forze.. stare in cordata.. e rendersi conto che "nulla sarà come prima" e noi dovremo diventare migliori.

 

 

-