a cura di Gianpietro Resmini
Inaugurazione il 25 settembre dalle ore 18.00
dal 25 settembre al 23 ottobre
apertura venerdì, sabato e festivi dalle 10.00 alle 12.00 / dalle 16.30 alle 20.00
Palazzo Comunale di Castel Rozzone
Piazza Castello
Castel Rozzone, Bg
catalogo in mostra con testi di Simona Bartolena e Beatrice Resmini
Dopo un periodo emotivamente molto complesso, che ha generato in lui una condizione di straordinaria positività, Fettolini ha trasformato la roccia percossa dai flutti nella monumentale solidità di una montagna. Lo scoglio è diventato il Cervino, protagonista dei suoi lavori più recenti; le onde rabbiose si sono trasformate nelle onde magnetiche dei pensieri, in vibrazioni emozionali, prima tradotte nei segni a ventaglio che percorrevano graffiandola la superficie pittorica (nelle sue opere dalla connotazione più astratta) e poi trasformate in pennellate orizzontali, dinamiche e rapide, quasi disturbanti la nitidezza dell’immagine. Gli orizzonti senza confini hanno trovato un punto fermo: la sagoma sicura del Cervino – assoluta e titanica, dall’afflato romantico, certamente dall’ascendenza simbolista (del resto Böcklin, Whistler e Segantini hanno sempre abitato l’immaginario di Armando) – è l’immagine della raggiunta stabilità dell’artista. Il nuovo equilibrio. L’approdo, appunto. Dove approdo, sia chiaro, non significa punto di arrivo. Significa pienezza, armonia, serenità, libertà.
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Le sue opere più recenti, realizzate in parte proprio pensando a questa esposizione, sono frutto di una vera e propria esplosione creativa che ha travolto anche la tecnica pittorica, non solo i temi iconografici. Il blu è rimasto (ed è ormai un vero e proprio simbolo della sua pittura), ma è stato messo in dialogo con abbagli di bianco e luminosi colpi di giallo: un ritorno, questo, a due colori in passato assai cari all’artista, che riemergono ora con prepotenza. Ritrova un ruolo preponderante anche la materia, che è da sempre molto presente nella ricerca di Fettolini, ma che nelle ultime serie aveva giocato un ruolo di comprimaria cedendo il palco al predominio del colore, alla pennellata raffinata, al gesto pittorico. La carta, su cui l’artista lavora fin da ragazzo, trova un nuovo ruolo, trasformandosi nella sagoma di una montagna, nel profilo di un complesso roccioso. All’intelligenza del mestiere (di cui Fettolini, dopo quarantacinque anni da pittore professionista, è ben padrone) si sostituisce l’istinto quasi ingenuo dell’artista che ha ancora voglia di sperimentare, di cercare, di sporcarsi le mani e, soprattutto, di divertirsi.
La serenità dell’approdo ha quindi indicato nuove vie, tutte da percorrere. Le strade che abbiamo percorso hanno aperto splendidi orizzonti. Senza perdere il punto di ritorno, ma riaccendendo la magia del viaggio.
(dal testo in catalogo di Simona Bartolena)