FILI AL MUST DI VIMERCATE...
Il Must (Museo del Territorio) di Vimercate ospita FILI. Il ferro e l'erba nell'opera di Andrea Cereda e Vittorio Comi. La mostra, a cura di Simona Bartolena, inaugura sabato 1° dicembre alle ore 18.30 e prosegue, con gli orari del Museo, fino al 31 gennaio 2013. Esposte alcune opere dei nostri due amici artisti, in dialogo tra loro...
Fili di ferro e fili d’erba. Sono fili sottili ma resistenti che intrecciano la ricerca e la vita di due artisti apparentemente molto diversi tra loro: Andrea Cereda e Vittorio Comi. Nati a pochi giorni di distanza nella stessa stanza di ospedale, Andrea e Vittorio cominciano, senza saperlo, la loro avventura nella vita quasi all’unisono. Scopriranno questa strana, romanzesca, coincidenza solo anni dopo, quando, ancora per caso, si incontreranno e diventeranno amici. Nel frattempo i due hanno preso strade molto simili. Entrambi hanno scelto la via dell’arte, intraprendendo il medesimo percorso di studio.
Cereda, dopo una prima fase figurativa, scopre la lamiera di ferro, realizzando opere che, a partire da materiali di recupero, suggeriscono riflessioni sulla relazione dell’oggetto con lo spazio e sulla qualità di una materia che si modifica nel tempo: una materia povera, arrugginita, consumata che si fa interprete di forme dalla bellezza inusuale, affascinanti e, a loro modo, elegantissime; oggetti e frammenti destinati a essere buttati via trovano nelle sue opere una straordinaria e inaspettata seconda possibilità. Da quelle più piene e pesanti dei primi tempi, Cereda approda, in un percorso di progressivo “svuotamento”, alle sue ultime sculture, leggere e poetiche, dinamiche ed eteree, a dispetto della ruvidezza del materiale di cui sono fatte. Se le opere di Cereda conservano traccia, sulla superficie abrasa della lamiera, del lungo racconto della propria precedente esistenza, quelle di Comi conoscono addirittura un intero ciclo vitale. Realizzate con zolle d’erba appositamente seminate, in bilico tra pittura, scultura e installazione, esse sono creature delle quali prendersi cura, piccoli polmoni verdi appesi alle pareti: opere d’arte in costante mutamento, destinate a evolversi, crescere, forse ammalarsi, seccarsi e sicuramente morire, come qualsiasi essere vivente.
Sia Cereda che Comi, dunque – ciascuno alla propria maniera – propongono una struggente, poetica, interessantissima riflessione sull’impatto ambientale dell’arte, sulla sua relazione con lo spazio e con il fruitore, sulla sua vitalità e dinamicità e, soprattutto, sulla sua (non) eternità.