Van Gogh [...] non si è suicidato in un impeto di pazzia, nel panico di non farcela, ma invece ce l'aveva appena fatta e aveva scoperto chi era quando la coscienza generale della società, per punirlo di essersi strappato ad essa, lo suicidò.
Qualche giorno prima dell’inaugurazione di una retrospettiva parigina dedicata a Van Gogh nel 1947, il gallerista Pierre Loeb suggerì ad Antonin Artaud (1896-1948) di scrivere un testo sul pittore. Contraddicendo la tesi dell’alienazione, Artaud s’impegnò a dimostrare come la lucidità suprema di Van Gogh turbasse le normali coscienze.
Nell'estremo tentativo di impedirgli di pronunciare "insopportabili verità", coloro che si sentivano minacciati dalla sua pittura, spinsero l’artista al suicidio.
Sono anni che con Giancarlo Locatelli indaghiamo la figura e le teorie sull'arte vivente di Antonin Artaud realizzando performance e spettacoli e cercando di metterle in pratica / in atto / in scena.
Un'arte, la sua, teatrale ma anche poetica e sotto alcuni aspetti, neanche troppo velatamente musicale, che vuole espropriare al testo la sua egemonia, ma che si serve anche del testo per ri_comporre l'inesprimibile.
È questa per noi un'altra occasione d'indagine per esplorare l'intricato universo del poeta.
Sappiamo che in virtù di una pubblicazione era solito dettare i propri appunti, che poi rileggeva e ricorreggeva ... inizieremo da qui a comporre il nuovo tassello che prima o poi ci porterà, e lo sappiamo, a farla finita con il giudizio di Artaud.
Ingresso euro 5,00 con tessera heart