Arte in corso
DAL LETAME NASCONO I FIORI...
05/05/2013
Dal letame nascono i fiori
Una mostra curata da heart – PULSAZIONI CULTURALI
Curatela scientifica Simona Bartolena
Mezzago _ MB_ Spazio espositivo Biblioteca Civica
dal 5 maggio al 19 maggio
orari di apertura biblioteca
inaugurazione domenica 5 maggio ore 17.30
Dai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fior, cantava il grande Fabrizio De André in Via del Campo. E proprio così, ironicamente, abbiamo voluto intitolare questa mostra, che punta l’obiettivo su due temi molto attuali e certamente interessanti: la totale libertà creativa e la straordinaria disinvoltura nella scelta dei materiali degli artisti contemporanei e il concetto di recupero, la possibilità di offrire una seconda vita a un oggetto altrimenti destinato alla discarica.
Che l’opera d’arte contemporanea nasca dai materiali più diversi e inaspettati è fatto ormai noto. Le ultime generazioni di artisti hanno saputo abbattere anche i ben pochi tabù rimasti, facendo arte con qualsiasi materiale, liberando la creatività dai sempre più blandi vincoli della tradizione. Squali in formaldeide, sculture di sangue rappreso, pattumiere raccolte in scatole di plexiglass, plastiche e celluloidi di ogni genere, metalli industriali, avanzi di cibo, oltre che il proprio corpo, impiegato come mezzo espressivo chi più ne ha più ne metta, in un panorama caleidoscopico di tecniche, trovate (a volte geniali a volte un po’ meno!), spasmodiche ricerche di novità.
Tra i materiali più diffusi ci sono quelli di riciclo e gli oggetti di recupero, interi o a frammenti, materiali che, peraltro, possono caricare l’opera di significati altri, suggerendo percorsi di lettura e motivi di riflessione molto interessanti.
Negli ultimi anni, numerosi sono gli artisti che si sono confrontati con il tema del recupero del materiale di scarto o che ne hanno tratto ispirazione. Sebbene gli esiti possano essere chiaramente molto diversi e rispondere a logiche differenti, a seconda della personalità e dello stile dell’artista, i risultati sono spesso sorprendenti: l’oggetto conserva in sé una traccia della sua precedente vita, un’eco lontana ma ancora udibile, quasi un racconto che si dipana tra passato e presente, ricordandoci che ogni oggetto, anche il più insignificante, potrebbe avere una seconda chance, rappresentare qualcosa di nuovo, rinascere a nuova vita.
Una mostra sull’arte fatta con materiale di riciclo non può essere esente da implicazioni di questo genere: riflessioni che stanno in bilico tra poesia e ambientalismo, tra velleità ecologiste e ricerca estetica, tra tendenze informali e tentazioni pop in un costante dialogo tra piani di lettura differenti.
La nostra esposizione va ben oltre l’idea di "arte da discarica" (un termine, purtroppo, ultimamente fin troppo diffuso e abusato), va oltre anche all’idea originaria della Trash art (che peraltro si colora di sfumature ben caratterizzanti nei contenuti e nell’estetica) e propone una serie di opere che hanno in comune semplicemente l’essere state generate da un materiale che si un oggetto, un frammento di scarto, di recupero, di riciclo. Una poetica riflessione sulla potenzialità espressiva della materia. Per ascoltare quanto ha da dirci ciò che fino un momento prima avremmo forse gettato via senza esitazione.
Si comincia con Renzo Nucara, tra i fondatori della Cracking Art, movimento che fonda la propria poetica proprio sulla questione ambientale e sul rapporto tra naturale e artificiale. Nucara è presente in mostre con la propria produzione personale, che della Cracking Art conserva proprio l’interesse per il concetto di recupero. Nei suoi lavori – coloratissimi, giocosi, venati di ironia – spuntano qua e là piccoli oggetti trovati, dettagli rubati al quotidiano, che entrano nel tessuto dell’opera.
Anche nell’opera di Ester Negretti l’oggetto trovato, spesso di origine naturale, si integra nella superficie pittorica, contribuendo a suggerire atmosfere, raccontare spazi, offrire visioni. Per Carla Volpati, invece, i frammenti "raccolti dal mondo" diventano parte di costruzioni di armonica serenità, silenziose e ordinate presenze che magicamente trattengono in sé la memoria del luogo a cui appartenevano. Conservano il sé la propria origine, sebbene tradotti in tutt’altro, anche i pezzi di ferro sapientemente composti da Mauro Benatti e le lamiere plasmate da Andrea Cereda. Se il primo riesce a trasformare banali pezzi di ferro senza virtù in sculture maestose, dalla potente aura classica, il secondo riesce a rendere leggere ed elegantissime vecchie carriole arrugginite e lamiere abrase, componendole in opere installative che occupano lo spazio relazionandosi sapientemente con esso. Di ferro sono anche i chiodi di Federico Casati: chiodi arrugginiti trovati in vecchi edifici, strappati da muri fatiscenti, che ora compongono strutture di severa astrazione, che stimolano la percezione del fruitore.
Dal ferro alla carta, verso le leggerissime ma monumentali figure plasmate dalla giovanissima Alice Zanin con la tecnica della carta pesta: animali dalle forme slanciate, dinamici e aerei, creati con pagine di giornale e carta straccia. Di leggerezza in leggerezza, per arrivare alle composizioni di Adelio Maronati, che da sempre lavora, con straordinaria originalità, con materiali di recupero. Con l’incanto di un bambino e la sapienza di un artista dalla lunga esperienza, Maronati trasforma piccoli cartoni, bustine del tè, avanzi di ritagli in composizioni astratte di poetica bellezza.
Inquieto e tormentato, come la sua giovanissima età richiede, Fabio Eracle Dartizio vede invece nel materiale di recupero una superficie su cui tracciare segni e incrostare frammenti di colore. Ribelle, forte di un’intelligenza acuta, Dartizio si trova particolarmente a proprio agio accanto all’ultimo artista della nostra rassegna, Vittorio Comi, con il quale da qualche tempo collabora. L’opera di Comi rappresenta in un certo senso la sublimazione del concetto di questa mostra, portando l’idea di riciclo a una fase ancora più evoluta. Comi non ricicla: crea nuova vita. Pianta semi per comporre opere di manto erboso (produttrici di ossigeno, oltre che a impatto ambientale quasi pari allo zero) e spesso utilizza materiale organico (come i capelli umani, con cui intreccia incredibili tessuti).
Dieci voci, dieci sguardi, dieci ipotesi creative diverse. Dieci artisti che indagano il concetto di recupero in modo originale, motivato, fuori dal coro: per riflettere sull’ambiente, ma, soprattutto, per riflettere sull’arte e i suoi linguaggi.
Simona Bartolena
Artisti in mostra:
Mauro Benatti
Federico Casati
Andrea Cereda
Vittorio Comi
Fabio Eracle Dartizio
Adelio Maronati
Ester Negretti
Renzo Nucara
Carla Volpati
Alice Zanin