Arte in corso
FATA MORGANA
16/09/2018
Il 16 settembre lo Spazio heart riapre con una mostra di Simona Uberto: Fata Morgana.
Un paesaggio immaginario e sorprendente dove tutto non torna, dove il tentativo di ricomporre e mettere a fuco è irresistibile, le dinamiche costruttive che si formano sono in continuo movimento, l’occhio non ha pace, dove il mistero soggiorna
Spostare lo sguardo, cercare un altrove, rivelare un sogno.

Secondo la definizione da dizionario, la Fata Morgana (o fatamorgana) è un "fenomeno di miraggio che si presenta talora a chi dalle coste calabresi dello stretto di Messina guardi verso le vicine coste sicule: consiste nell’apparizione al disopra del mare, o in seno a questo, di fantastiche e mutevoli costruzioni di torri e pinnacoli, che la fantasia dei poeti ha immaginato essere dimora della leggendaria fata Morgana. Per estensione il vocabolo si impiega anche come sinonimo di miraggio, in senso generico".
Sono miraggi, dunque, non paesaggi, quelli di Simona Uberto. E come tutti i miraggi, anche questi ci traggono in inganno, illudendoci di essere paesaggi reali.
A un primo sguardo vediamo cieli, vediamo nubi, vediamo prati. Vediamo silhouette di grattacieli e skyline metropolitani. Vediamo parchi e laghetti, luoghi riposanti e apparentemente famigliari. Siamo colti dalla fascinazione della tecnica di stampa, dalla qualità tattile del supporto metallico e ci lasciamo cullare da questa sensazione di tranquilla normalità. Ma è solo questione di un attimo. Poi il nostro occhio – organo impreciso, che procede per convenzioni e deduzioni sommarie – cede il passo alla ragione e si arrende all’evidenza. Non c’è nulla di normale in questi paesaggi. Il mondo così come lo conosciamo pare essere stato sovvertito: nuvole al posto dello specchio d’acqua di un laghetto, palazzi in cielo e prati a testa in giù. Le nostre certezze vanno a rotoli e noi proviamo ciò che René Magritte definiva "l’attimo di panico" necessario per apprezzare un’opera d’arte.
È la Fata Morgana: la visione, il miraggio, l’illusione di una realtà che non è reale perché una riproduzione può solo vagamente somigliare al vero ma non sarà mai il vero.
Fine conoscitrice della potenzialità di uno scatto fotografico, Simona Uberto riflette sul valore dell’immagine e la (im)possibilità di riprodurre il vero, portando alle estreme conseguenze un pensiero che già da tempo aleggiava nella sua ricerca: sovvertire le consuetudini della realtà per mostrarne gli aspetti più misteriosi e poetici. La Uberto, dunque, si trasforma in quella che Jean Cocteau avrebbe definito uno spaesaggista (secondo la felice definizione che il poeta coniò per Giorgio de Chirico). Realizza paesaggi negando la consuetudine visiva del paesaggio. Trasforma i suoi scatti fotografici in luoghi fantastici e metafisici.
Forte di una conoscenza tecnica ormai sapiente, di uno straordinario gusto negli equilibri compositivi e dell’esperienza dei precedenti lavori, la Uberto ritaglia le immagini, le scompone e le ricompone, opera una destrutturazione fisica e concettuale del paesaggio che, alla conclusione di questo processo, offre una nuova versione di sé. Ne nascono opere nelle quali il collage incontra la fotografia, la fantasia e la libertà creativa si sposano con il matematico rigore che da sempre contraddistingue le sue composizioni. Il paesaggio che ha dato origine all’immagine resta un paesaggio ma, sfuggendo alle consuetudini, ci mostra un aspetto differente di sé.

Simona Uberto nasce a Savona nel 1965. Compie studi artistici, diplomandosi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove oggi ricopre l’incarico di professore ordinario di Pittura. Dal 1989 espone in mostre personali e collettive presentando sculture, installazioni e lavori realizzati mediante l’uso della fotografia.

 



Inaugurazione 16 settembre alle ore 18.30
Orari di apertura
sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00
e in occasione degli eventi in calendario

attenzione:
negli orari di svolgimento di alcuni eventi e conferenze in calendario la mostra potrebbe essere visitabile solo parzialmente.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-