Arte in corso
COLORI: IL VERDE
11/05/2012
_ VERDE Il 27 luglio del 2012 avranno inizio a Londra le Olimpiadi. Un evento sportivo ma anche un’importante occasione per riflettere sul concetto di unità dei popoli, di abbraccio tra etnie e culture diverse. Un incontro simboleggiato dall’icona olimpica per eccellenza, i cinque cerchi. Sono proprio i loro colori ad aver suggerito l’idea per questa nostra nuova avventura. Colori è un progetto che coniuga un messaggio universale all’esperienza privata del singolo; un’indagine sulla percezione che ciascuno di noi ha dello spettro cromatico e sulla storia e i motivi dell’utilizzo di ciascun pigmento, ma anche un inno alla pacifica convivenza tra le diverse sfumature che compongono il nostro mondo. Il progetto prevede sei mostre monocromatiche (i colori dei cerchi con l’aggiunta del bianco), ciascuna caratterizzata dall’evidente prevalenza di un colore e dalle possibili variazioni sul tema da esso suggerite, e una mostra fotografica itinerante, anch’essa dedicata all’argomento. Accompagna il progetto anche una serie di conferenze, nelle quali il tema è indagato dal punto di vista storico, iconografico, simbolico, psicologico ed estetico, e una serie di eventi collaterali. Il verde non è un colore primario, è prodotto dall’unione di giallo e di blu (e a entrambi può avvicinarsi in alcune sue sfumature), eppure è forse il colore più presente nella nostra vita. Nel nostro immaginario esso è, insieme all’azzurro, il più legato all’esistenza del pianeta e alla sua sopravvivenza. I termini che nelle lingue antiche indicano il colore verde sono molto complessi e confusi: una stessa parola definisce spesso anche altri colori – quali certe punte di giallo – o fa riferimento al mondo vegetale. Anche la simbologia legata al verde è molto difficile e stratificata. Da una parte il verde è simbolo di vita, di fertilità, di salute e, di conseguenza, anche di resurrezione, dall’altro spesso indica una condizione di immaturità, ma anche, al contrario, di marciume, di avvizzimento. In pittura il verde è innanzi tutto il colore del paesaggio: le tavolozze dei grandi paesaggisti sono comprensibilmente ricchissime delle più sottili sfumature di questa tinta, ben più rara in altri generi. Proprio per sfuggire a questa consuetudine, in mostra abbiamo preferito non invitare paesaggisti classici, per raccontare, invece, le attitudini naturalistiche del verde da altri punti di vista. Paesaggista è, in un certo senso, Antonio Pedretti, ma la sua interpretazione di questo frequentatissimo soggetto pittorico è assai personale e sfiora, a tratti, la visione onirica, la pura emotività, la libertà dell’astrazione. I suoi scorci del lago e delle paludi trasportano lo spettatore dentro alla natura, lo avvicinano all’acqua, lasciano che il fogliame gli sfiori il volto, seducono la vista ma suggestionano anche l’olfatto, quasi fosse possibile percepire il profumo della vegetazione. Classiche e, al contempo, molto moderne, le opere di Pedretti sono l’unica apertura che la sezione verde offre sul mondo del paesaggio pittorico: ma non l’unica sul mondo della natura. A rappresentare il concetto di “green”, infatti, intervengono anche altri tre artisti, dai linguaggi molto diversi eppure capaci di stabilire tra loro un interessantissimo dialogo. Le lamiere di Andrea Cereda si tingono di verde a suggerirci una natura figlia di albe meccaniche: verdi di ferro smaltato e arrugginito, industriali e sintetici, eppure straordinariamente umani e vibranti. Paesaggi metallici che raccontano lo scorrere delle stagioni, disegnano l’armonica struttura di un albero che non si arrende all’autunno, propongono quella che potremmo definire una sintesi del concetto di vegetazione, dell’architettura insita nella natura. Un sistema architettonico svelato anche dalle tele di Giulio Crisanti che sul concetto di paesaggio, di verde, di ambiente ha lavorato a lungo e con grande passione. Crisanti fa un ulteriore passo nella conoscenza della natura, sembra voler entrare nella materia stessa, esplorando l’essenza di un tronco, di un ruscello, di una foglia, rivelando le complesse simmetrie che regolano la loro esistenza. Da sempre attento al tema ambientale e ai possibili rischi della tecnologia, l’artista ci racconta di un universo nel quale antenne per la telecomunicazione si mescolano ai fili d’erba, di stagni e specchi d’acqua insidiati da discariche e sostanze inquinanti, quasi un controcanto alla natura sognante e selvaggia dipinta da Pedretti. Infine l’erba vera, profumata, vitale. Erba che nasce, cresce e poi muore. Naturalmente. È questo il messaggio, chiaro, forte, efficace, della ricerca di Vittorio Comi che ha reso l’erba materiale artistico e ne ha esplorato le inaspettate e molteplici possibilità espressive in opere che hanno bisogno di cure e attenzioni come essere viventi. Opere che non resteranno in eterno. Ma del resto: sarebbe davvero così bello vivere per sempre? _ PADERNO D’ADDA _ CASCINA MARIA _ 11 / 27 MAGGIO 2012 _
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