Azael Langa. Umqhele
dal 17 maggio al 15 giugno 2024
inaugurazione 17 maggio, ore 19.00
Una casa. Una casetta blu dall’architettura inconfondibile. Se ne vedono a centinaia nella zona di Soweto. Sono case che sono diventate un simbolo: un simbolo di appartenenza, ma anche di riscatto e di libertà.
Credo che non si riesca davvero a comprendere cosa sia stata l’Apartheid finché non si vada di persona in quei luoghi. Finché non si ascoltino i racconti di chi l’ha vissuto o è figlio di chi l’ha vissuto. L’Apartheid è storia vicina, incredibilmente vicina. Non stiamo parlando di secoli, ma di pochi, pochissimi, decenni.
Due volte ho camminato per le sale del Museo di Soweto, ascoltando i racconti di chi ci guidava in quel percorso semplice, ma efficace, fatto di foto e installazioni. In entrambe le occasioni ho provato un’indescrivibile sensazione di disagio, quasi fosse un po’ anche colpa mia. Non tanto per il colore della pelle (che pesa come un macigno ascoltando certe storie), quanto per la lucida certezza che l’uomo è capace di qualsiasi cosa e che la privazione delle libertà è un rischio assolutamente concreto, per tutti, in qualsiasi momento.
La storia del Sudafrica andrebbe studiata da tutti nelle scuole di tutto il mondo. Insegnerebbe molto anche a noi europei, che spingiamo le storie di persecuzioni e sopraffazione sempre in un angolo della storia.
Azael non specula sulla ferita ancora sanguinante del suo Paese. Non realizza opere drammatiche o aggressive. Azael racconta il proprio mondo, lasciando sempre sullo sfondo quella dolente suggestione: una casa, la sua, quella di migliaia di sudafricani condannati alla povertà e all’umiliazione solo perché di colore. Artista attuale e calato nel proprio tempo, Azael racconta il presente rispettando il passato, ritrae la gente che frequenta, la sua gente, quella che popola le strade di Joburg, ma anche quella che ne anima i club, i locali, il vivacissimo mondo culturale.
La casa è simbolo di una radice culturale, di un’educazione ricevuta, di un’origine da cui mai egli vorrà staccarsi. Passato e presente, tradizione e internazionalità si coniugano in queste immagini che portano con sé tutta la contraddittorietà, la caleidoscopica varietà di realtà, di culture e di condizioni sociali, i contrasti e i colori del Sudafrica.
Langa realizza queste scene di vita quotidiana con una tecnica personale, usando il fumo di una candela come medium. Ma, come spiega l’artista stesso, il fumo per lui non è solo uno strumento, è "un’estensione ed espressione" della sua "anima", che gli permette di "vedere al di là della realtà". E in queste figure tracciate con il fumo e con il colore c’è, senza dubbio, qualcosa che porta al di là della realtà, che supera le apparenze fisiche per guardare a una sfera ben più spirituale. Sono presenze, quasi apparizioni, quasi ricordi che si manifestano al nostro sguardo, spostandosi dal piano privato dell’artista a quello collettivo.
Fin dal titolo – Umqhele, che in lingua Zulu significa Maestà regale, Corona –, la mostra ci accompagna nella realtà da cui Azael Langa proviene.
Un evento d’eccezione, con più di trenta opere arrivate per l’occasione dal Sudafrica, un viaggio nella produzione di un’artista contemporaneo già molto noto a Johannesburg, ma per noi tutto da scoprire.
(Simona Bartolena, dal testo in catalogo)
Artista per vocazione, fin da giovanissimo, Azael Langa ha compiuto la sua formazione nelle Belle Arti alla Tshwane University of Technology e facendo pratica lavorando come volontario al Pretoria Art Museum. Per Langa l’arte non è un lavoro né ha a che fare con la carriera: l’arte è piuttosto uno stile di vita, che occupa tutti i momenti della sua esistenza.
Sebbene sia ancora molto giovane, Langa vanta già un percorso professionale notevole, con numerose esposizioni personali e collettive in spazi pubblici e privati, sia in SudAfrica che all’estero.